venerdì 11 aprile 2014

RESTI DI DRAGHI ITALIANI

Tratto da: FANTASY MAGAZINE

SANTA FIORA — Da secoli, nel convento di Santa Fiora, si può ammirare il teschio di un animale presentato come "l'ultimo drago del Medioevo".

Conservato in una piccola teca,  tra i boschi del monte Amiata, il mostro sarebbe stato ucciso nel 1488 dal conte Guido Sforza di Santa Fiora, degli Sforza lombardi.

La creatura infestava i boschi e i fiumi dell'Amiata, finché il conte, in sella al suo destriero, non lo trafisse con la lancia.

Nel Convento è visibile solo la parte superiore del cranio (40 centimentri di lunghezza): l'altra metà fu donata alla Chiesa romana di Trinità dei Monti, poi andò dispersa.

Nel 1883 John Thorbjarnarson, della Wildlife Conservation Society della Florida, dopo aver studiato il mezzoteschio annunciò che si trattava della parte superiore del cranio di un coccodrillo.

In quell'epoca però questi animali non vivevano in Italia, tranne nelle acque del Papireto e del Garraffello, nelle vicinanze di Palermo.

ATESSA - La leggenda vuole che a uccidere il drago che terrorizzava la popolazione fu il vescovo di Brindisi, in seguito proclamato protettore della città.

In suo onore venne eretta la Cattedrale tra i due colli di Ate e Tixa, i primitivi rioni di San Michele e Santa Croce, luogo in cui il drago aveva la tana.

A testimonianza dell'eroico gesto del vescovo, una grossa costola.

ALMENNO SAN SALVATORE — Tra le montagne bergamasche, nell'antica chiesetta dedicata al leggendario uccisore di draghi San Giorgio, appeso all’abside lignea, una gigantesca costola di circa due metri e mezzo ricorda l'uccisione del drago del lago di Gerundo, ucciso dopo una violenta battaglia presso il fiume Brembo.

SOMBRENO — Sempre dalle parti di Bergamo, altre tracce del famigerato drago di Gerundo.

A Paladina, nel santuario della Beata Vergine, un'altra grossa costola (1,80 metri).

Secondo la leggenda, tutto ciò che rimane di un temibile drago che infestava le campagne circostanti, ucciso da un giovane cavaliere il cui nome è rimasto sconosciuto.

Il naturalista Enrico Caffi classificò però l'osso come appartenente a un mammut preistorico.

REVELLO — In provincia di Cuneo, ancora costole.

Questa volta nell'Abbazia di Santa Maria di Staffarda, nel chiostro dei Cistercensi.

La costola misura un metro e mezzo di lunghezza, è ricurva e liscia, larga 15 centimetri.

La tradizione la vuole appartenente a un serpente marino, o un drago, che gli abitanti uccisero in un periodo di carestia.

La sua carne sfamò gli abitanti della zona per tre mesi.

VERONA — Tra piazza Erbe e piazza dei Signori c'è quello che da secoli è chiamato Arco della Costa, eretto nel 1470 circa.

Appesa sotto l’arco, una costola ricurva, molto simile a quella di Almenno nel bergamasco.

Per alcuni i resti di una balena, per altri ciò che rimane di un antico drago.

Nel più fitto mistero la storia dell'osso.

TIRLI - Nella chiesa di Sant'Andrea di Tirli, un altro osso che secondo la tradizione era appartenuto a un mostro ucciso dal santo eremita appena giunto nella Malavalle.

Uno studio, condotta dal biologo dell'Università di Pisa Emiliano Carnieri, ha stabilito che si tratta della terza costola sinistra di una balenottera comune.

---------------------------------------div178-----------------------------

Detto questo posso aggiornare la mappa dei Draghi avvistati in Veneto!!

cartinaveneto1

Nessun commento:

Posta un commento